Scuola
Formazione Lettori
a cura di
don
Pierino Boselli
responsabile
dell'Ufficio Liturgico della Diocesi di Brescia
tratta
da:
Parrocchia di San Lorenzo in
Verolanuova
www.verolanuova.com
LEZIONE 4
LUOGHI E MINISTERI DELLA PAROLA
La tradizione della Chiesa ha sempre circondato di dignità e di autentica ritualità la celebrazione della Parola di Dio. Gli elementi che rientrano in questa ritualità sono:
E cosa saggia conoscere quel che propone il Messale e realizzarlo nel miglior modo possibile. E utile poi ricordare che il sistema migliore per onorare la tradizione non è necessariamente quello di ritualizzarla indefinitamente in maniera ripetitiva, ma quello di prolungarla con nuovi sviluppi.
Non si vuole enfatizzare limportanza dei riti né collocarli al posto donore. Non sono che dei riti: valgono per la devozione interiore che li inventa e li compie, o per quella che suscitano. Una celebrazione della Parola può raggiungere pienamente il suo scopo senza alcun cerimoniale ritualistico, come senza canti né musica. Ma canto, musica e riti possono avvicinarci a Dio. E questo che fonda la dignità dei riti.
1. PERSONE
- A - LAssemblea
Una volta si affermava che il sacerdote "celebrava" la messa e che i fedeli "assistevano". Tale linguaggio rifletteva la sensibilità di un determinato tempo. E se si fosse posta la domanda: "Chi celebra la liturgia della Parola?", la risposta sarebbe stata: "il sacerdote".
Il Concilio Vaticano II ha restaurato lantica teologia biblica secondo cui lintera Chiesa è il popolo sacerdotale. Il Concilio presenta nei seguenti termini questa nuova acquisizione: "Le azioni liturgiche sono celebrazioni della Chiesa, che è "sacramento di unità"... Perciò tali azioni appartengono allintero corpo della chiesa, lo manifestano e lo implicano".
Questa evidenza teologica ci permette di rispondere alla domanda: quali sono gli attori della celebrazione della Parola? "E tutta la comunità celebrante". Un solo lettore proclama il testo, ma tutta la comunità celebrante lo accoglie come Parola di Dio. Uno solo fa lomelia, ma tutta la comunità celebrante attualizza la Parola di Dio. Uno solo presenta la preghiera universale, ma tutta la comunità celebrante intercede.
- B - Il Presidente
Il celebrante "che presiede la liturgia della Parola" è investito di una responsabilità particolare verso la Parola. Il. Concilio afferma che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra dei sacerdoti la parola di Dio. I sacerdoti infatti sono consacrati per predicare il Vangelo. Il presidente ha davanti a Dio la responsabilità della celebrazione della Parola. Se si sfigura la Parola con una lettura farfugliata, egli ne è responsabile davanti a Dio. E lui che ha il dovere di riportare sempre lomelia sulla via del Vangelo.
Egli può delegare ad altri tutto fuorché una cosa: la sua personale responsabilità, che è quella di guidare la comunità a rispondere alla Parola nellascolto e nelladorazione "in spirito e verità".
Presiedere non vuoi dire dominare, vuol dire servire la comunità. E non cè alcun dominio in questo servizio. Cè unicamente un più pressante invito a imitare il Cristo Gesù.
Benedetto il presidente che può dire con Gesù Cristo alla comunità: "Io sto in mezzo a voi come colui che serve".
- C - Il Lettore
La funzione del lettore è di proclamare la Parola di Dio alla comunità celebrante in maniera pienamente intelligibile "con dignità e chiarezza". Il ministero del lettore perciò consiste non tanto nel leggere il testo, quanto nel leggerlo in modo da farlo comprendere. Nella voce del lettore è la chiara voce di Cristo che noi dobbiamo intendere. Il Concilio afferma che "è Cristo che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura".
Lufficio di lettore è un servizio della Parola di Dio a beneficio della comunità celebrante. Si prenda per questo servizio colui o colei che lo garantisce meglio nella comunità. La questione che ci si deve porre riguarda solamente, da un lato la Parola, che sia proclamata il meglio possibile, dallaltro la comunità, che riceva questa Parola il meglio possibile.
E auspicabile una pluralità di lettori. Non si dovrebbe vedere uno stesso lettore "infilare" la prima lettura, poi il salmo responsoriale, poi la seconda lettura e talvolta anche il versetto del canto al Vangelo, livellando il tutto nel grigiore di una recitazione monocorde. Assegnando a ogni lettura un lettore dal volto differente e dalla voce particolare si rinnova lattenzione della comunità. Questa disposizione sta a significare che nessuno ha il monopolio della Parola. E la comunità intera che possiede e condivide questo tesoro.
E bene famigliarizzarsi col testo da leggere. Il prendere alla belle meglio un volontario allinizio della messa domandando a caso: "Cè qualcuno che farebbe la lettura?" è dar prova di leggerezza nei confronti della Parola e della Comunità. Per essere in grado di dare risalto al cuore del messaggio biblico di ogni lettura è necessario poter leggere il testo avendo già avuto con esso una famigliarità.
Lantica tradizione ebraica ci rivolge un ammonimento prezioso al riguardo:
"Un giorno il capo della sinagoga chiamò Rabbi Aquiba per fare la pubblica lettura della Torah. Ma lui non volle salire. Allora i suoi discepoli gli dissero: - Maestro, non ci hai insegnato che la Torah è vita per te e lunghezza di giorni? Perché hai rifiutato di leggere? - Rispose loro: - Per il culto del tempio! Ho rifiutato di fare la lettura unicamente perché non avevo letto due o tre volte il testo. Giacché uno non ha il diritto di proclamare le parole della Torah davanti allassemblea se non le ha lette prima due o tre volte davanti a se stesso -".
Una tale provocazione e venerazione, se onorano i fedeli dellAntica Alleanza, sono eminentemente doverose per noi seguaci della Nuova Alleanza.
2. OGGETTI
Il Libro liturgico che contiene la Parola di Dio non è solo uno strumento per la liturgia, ma è il libro-segno della presenza del Signore nella comunità che celebra gli interventi di Dio nella vita del suo popolo.
- A - Il Lezionario
Il Lezionario, "segno liturgico di realtà superiori", dovrà essere "degno, decoroso e bello", "atto a suscitare il senso della presenza di Dio che parla al suo popolo", meritevole di essere baciato.
Giustamente sono riprovati come indegni della Parola di Dio sussidi pastorali sostitutivi quali i foglietti destinati ai fedeli per la preparazione e la meditazione delle letture. Il Libro liturgico, e non solo la proclamazione della Parola, dovrebbe essere come lepifania della bellezza di Dio in mezzo al suo popolo!
- B - LEvangeliario
Il Rituale privilegia la proclamazione del Vangelo in quanto esso rivela più immediatamente la presenza del Cristo, centro della Scrittura. Per questo la sua proclamazione costituisce il culmine della liturgia della Parola. La tradizione ci insegna a circondare di onore il Libro che contiene la Parola del Signore. A tuttoggi lEvangeliario è il tesoro più ricco delle chiese orientali. La sua sontuosità può essere paragonata a quella che un tempo il rito romano riservava agli ostensori. Se la venerazione per il Vangelo si è espressa un tempo attraverso certe forme artistiche, oggi essa deve cercare e trovare nuovi modi di espressione.
La Chiesa italiana ha pubblicato nel 1987 un ricco Evangeliario, degno successore della tradizione dei miniaturisti. Nel libro sono inserite sedici icone, quattro per ciascun vangelo, relative alle più grandi festività dellanno liturgico. Esse sono state affidate ad alcuni dei maggiori artisti italiani. La copertina porta sul recto licona in bronzo delle donne al sepolcro e, per il verso, quello della croce gloriosa con lAgnello pasquale e i simboli dei quattro evangelisti.
3. LUOGHI
Ilario di Poitier afferma :"Alla mensa del Signore riceviamo in nutrimento il pane della vita, ma alla mensa delle letture domenicali siamo nutriti dalla dottrina del Signore". Ricordando il posto che occupa la Parola di Dio nella celebrazione, questo testo fa sentire limportanza che deve avere il luogo da cui viene proclamata: è la mensa imbandita per nutrire lassemblea.
- A - LAmbone
Il luogo da cui si proclama la Parola fu detto "ambone", pare, perché ci si sale (anabaino) o perché cinge chi ci entra (ambio) o perché ha scala a due lati (ambo).
Lantenato biblico del nostro
ambone attuale è la tribuna di legno che Esdra fece costruire
per la lettura solenne della Legge, in occasione della festa dei
Tabernacoli verso il 445 a.C.
Da quella data, la tribuna di Esdra si è sempre più avvicinata
al nostro ambone.
Limportanza della Sacra Scrittura affermata dal Vaticano II si allarga inevitabilmente al luogo da dove essa è proclamata. A tale proposito, nellintroduzione allordinamento delle Letture della Messa, si chiede che il luogo della Parola risponda alla dignità della Parola di Dio e richiami il rapporto con laltare. Deve essere evidente che nella Messa viene preparata la mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo. Infatti lambone ha uguale dignità e importanza dellaltare, luno richiama laltro in quanto il Verbo annunciato dallambone si fa carne sullaltare. E questa la realtà che permette alla Chiesa di parlare di "due mense" della Parola e dellEucaristia.
Solo le letture bibliche hanno luogo allambone unitamente al Salmo responsoriale e al preconio pasquale. Si possono proferire dallambone lomelia e la preghiera dei fedeli, data la strettissima relazione di queste parti con tutta la Liturgia della Parola. Il commentatore, il cantore o lanimatore del canto e tantomeno lannunciatore della prossima festa parrocchiale, della partita di calcio alloratorio, della offerta per la nuova canonica, non trovano eco allambone, ma presso un leggio ordinario che non sia copia dellambone.
Poiché il luogo proprio della proclamazione della Parola si diversifica architettonicamente dal resto, deve essere concepito come uno spazio sopraelevato, stabile, decoroso, sobriamente ornato. Questo luogo non può essere sostituito, salvo il depauperamento sia della stima che della venerazione della Parola, da un leggio movibile e traballante.
Sarebbe auspicabile che ogni ambone proclamasse, col suo solo splendore, che esso è il luogo da dove Dio continua a parlare al suo popolo.
- B - Sede del Celebrante
La liturgia conosce un secondo luogo della liturgia della Parola:
il seggio di colui che presiede. "La sede del sacerdote celebrante deve mostrare il compito che egli ha di presiedere lassemblea e di guidare la preghiera". Fra i segni della presenza reale del Signore vi è certamente la persona di colui che presiede lassemblea celebrante. Le passate generazioni di cristiani sembrano essere state più sensibili di oggi a questo aspetto del mistero liturgico che si incarna meglio in una persona o nelle persone che non in un luogo o in un oggetto di culto, fosse anche laltare stesso.
Il seggio di colui che presiede non è allora un simbolismo arbitrario. A questo luogo lassemblea converge con lattenzione in quei momenti in cui è previsto che la celebrazione si svolga presso la sede del celebrante, perché guardare a questo ministro ordinato è guardare a Cristo, riconosciuto presente in mezzo ai suoi.
Per esercitare questo atto di fede e di culto, lassemblea deve poter fare riferimento al segno: deve essere manifesto e questo deve esprimere il suo valore perché sia colto nel suo significato.
4. RITI
- A - Intronizzazione dellEvangeliario sullaltare
Il Messale prevede la deposizione dellEvangeliario sullaltare prima della lettura del vangelo. Questa deposizione equivale praticamente a una "intronizzazione" simile alla "esposizione" del Santissimo Sacramento sullaltare. LEvangeliario viene deposto allinizio della celebrazione dal lettore o dal diacono che lo hanno portato durante la processione di ingresso.
Il fatto di essere posto sullaltare conferisce allEvangeliario un onore eccezionale. Il rituale per la consacrazione della Chiesa riassume linsegnamento sullaltare con questo aforisma: "laltare è Cristo".
E per questo che, fino al secolo XI, soltanto lEucaristia e lEvangeliario godevano del privilegio di essere posti sullaltare.
Quando il sacerdote e il diacono prendono lEvangeliario dallaltare, simbolo di Cristo, il loro gesto sta a significare splendidamente che le parole che loro pronunceranno non sono loro ma di Gesù.
- B - Processione con lEvangeliario
Fra le processioni che si svolgono nel corso della messa, quella del vangelo dovrebbe essere la più festiva e la più gioiosa; infatti ha lo scopo primario e principale della glorificazione di Cristo nella sua Parola e lacclamazione della sua presenza.
Lostensione del libro dei vangeli è simile a quella dellostia consacrata e a quella del calice nel momento della consacrazione.
E questo cuore del rito che il Direttorio per le messe dei fanciulli suggerisce di realizzare quando invita i giovani a partecipare alla processione dellEvangeliario: "La partecipazione di almeno alcuni fanciulli alla processione con il libro dellEvangelo è un segno parlante della presenza di Cristo, che rivolge al suo popolo la sua parola".
- C - Lumi e Incenso
Nellantica liturgia candelabri e ceri costituivano una scorta di onore. Sette fiaccole accompagnavano lentrata solenne del Vescovo e dellEvangeliario. Queste sette fiaccole formeranno una corona di onore attorno allaltare. I due candelabri che restano ai ministranti sono una testimonianza di quellantico splendore che contrassegnava la processione con lEvangeliario. La luce è anche simbolo di Cristo. Guardando la luce e ascoltando le parole di Cristo, i cristiani pregano perché la loro vita divenga Vangelo e ciascuno di essi, come Cristo e in unione a Cristo, sia "luce del mondo".
portando lincenso davanti allEvangeliario, la comunità indica che prepara alla Parola del Signore un cammino di profumo. E, incensando il libro del Vangelo, la comunità manifesta la venerazione e la preghiera che essa gli rivolge. Come i Magi, quando ebbero trovato il Bambino Gesù, si prostrarono dinanzi a lui in atto di adorazione offrendo tra i doni lincenso, così la comunità cristiana, che nel vangelo ha trovato il Messia Salvatore, gli offre lincenso della sua preghiera insieme alla sua adorazione.
Inutile aggiungere che se si usa lincenso, occorre usarne con generosità. Che il turibolo fumi con allegrezza, il fuoco sia generoso, lincenso emani veramente il suo buon aroma, profumi lassemblea e salga fino alle volte del tempio! Un misero grano di incenso deposto su carboni languenti e agonizzanti non serve a gran che. Se il rito è esangue, non ha la forza di parlare.
- D - Bacio dellEvangeliario
Dopo la proclamazione del Vangelo, il sacerdote bacia lEvangeliario. Questa consuetudine prolunga la tradizione della sinagoga di baciare i rotoli della Torah dopo la lettura.
Il bacio dellEvangeliario è un gesto di tenerezza e di venerazione per la parola del Signore. Questo bacio si accompagna a una preghiera con cui si chiede il perdono.
Mentre bacia lEvangeliario, il sacerdote dice: "la parola del Vangelo cancelli i nostri peccati".
5. CANTI
- A - Salmo responsoriale
Il Messale ricorda che "è parte integrante della liturgia della Parola". E la risposta della comunità alla Parola che le è stata presentata.
La lettura della Parola di Dio nella celebrazione liturgica non è semplicemente la lettura degli archivi del popolo di Dio, ma è lattualizzazione, a vantaggio della comunità celebrante, degli avvenimenti e delle profezie della Parola annunciata. A questa attualizzazione della Parola lassemblea risponde attualizzando la sua lode nel salmo responsoriale.
Nella tradizione biblica il salterio si chiama Mizmorot (Libro di canti). Il greco traduce Psalmòi (canti accompagnati dal salterio): i salmi sono dei canti. Lideale sarebbe di rispettare il genere letterario: si cantano i salmi e si proclamano le letture. Limportante è che, se si sceglie di cantare il salmo, ci si attenga alla annotazione liturgica: "il canto non soffochi le parole, ma le ponga nel dovuto risalto". Ogni qualvolta il canto non migliora lascolto della Parola di Dio è preferibile non cantare. E poi contro il senso della liturgia sostituire i Salmi con i nostri canti: Le nostre parole non possono mai arbitrariamente sostituirsi alla Parola di Dio.
- B - Acclamazione al Vangelo
Per accompagnare la processione del Vangelo, la liturgia propone il canto dellAlleluia e di versetti annunzianti il Vangelo. Alleluia è la trascrizione dellebraico: Hallelu-Jah (wh) che significa lodate Dio. E alla liturgia celeste che si riconnette lalleluia dellacclamazione al Vangelo. Tocca alla musica saper creare una cornice di splendore. La processione, i ceri, lincenso, i fiori, le danze, tutto questo servirebbe a nulla se la musica non fosse festevole e gioiosa. Nella celebrazione della Parola, abbiamo bisogno non soltanto di testi biblici proclamati con chiarezza, di omelie strutturate con intelligenza e di preghiere universali ben appropriate, tutte cose che appagano la nostra mente, ma anche della bellezza per far cantare il cuore. Ricordo che lAlleluia è solo canto! A tal punto che la nota liturgica ricorda come se non si canta si può anche tralasciare. Al contrario, per valorizzare questa acclamazione, la si può ripetere dopo la proclamazione del Vangelo.
6. CONCLUSIONE
Dopo aver sottolineato le varie sfumature che toccano le cose, i luoghi e i riti della celebrazione della Parola, non possiamo non ritornare alla figura di noi lettori e proclamatori della Parola per ricordarci quanto sia indispensabile richiamare lessenza del nostro ministero.
Sappiamo che al cristiano è chiesto non tanto di convertire, quanto di testimoniare nella carità la speranza che abita in lui grazie alla fede. Noi non dobbiamo mai stancarci di pregare "perché la Parola del Signore compia la sua corsa e sia glorificata" (2 Tess. 2,1); dobbiamo mostrare che vivere da cristiani è opera bella e umana, ma ricordando che "non di tutti è la fede" (2 Tess 3,2).
La nostra missione consiste nel trasmettere il dono ricevuto senza mercificarlo, cioè senza misurarlo in base al successo che ottiene; la Parola di Dio non deve percorrere la traiettoria dei prodotti comprati e venduti, né essere pesata quantitativamente in base allaudience che riesce a suscitare, servendoci magari della logica dellapparenza, dellefficacia, del consenso, o della volontà di creare condizioni in cui la Chiesa canti e condizioni il cammino della società: ciò contraddice il Vangelo, si risolve nel rifiuto degli uomini e non può che accrescere lafasia dei cristiani impegnati nella testimonianza.
In vasi di argilla noi custodiamo gelosamente il prezioso dono della Parola di Dio ben sapendo che essa è per tutti gli uomini e che, con tutti, noi dobbiamo rallegrarci di essa. Ciò che a lungo è stato annunciato con la parola e con i segni, oggi deve essere testimoniato con la vita e, solo dopo, comunicato con la parola.