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Scuola Formazione Lettori
a cura di
don Pierino Boselli
responsabile dell'Ufficio Liturgico della Diocesi di Brescia

tratta da:
Parrocchia di San Lorenzo in Verolanuova
www.verolanuova.com

LEZIONE 2

PAROLA ED EUCARISTIA: L’ESPERIENZA DI EMMAUS


  1. Vogliamo accostare con metodo il capitolo 24 di Luca per cogliervi le indicazioni fondamentali inerenti il rapporto Parola-Eucaristia. Il Capitolo 24 è l’ultima pagina del Vangelo di Luca; rappresenta una sintesi dell’intero Vangelo; si narrano gli eventi avvenuti in un solo giorno, un giorno che sembra essere senza fine.

A - Vediamo cosa avviene in questo primo giorno dopo il sabato.

Ci si chiede come possano essere avvenuti tanti fatti in uno stesso giorno. Eppure il giorno è unico come quello della creazione della luce (Gen. 1.5). Luca nella sua visione teologica ci dice che questo è un giorno senza fine in cui ci siamo anche noi; è l’ultimo giorno.

B - Ci soffermiamo ora su un particolare che colpisce nella struttura del Vangelo di Luca: tutto è centrato su Gerusalemme. Scrivendo il suo vangelo per i pagani è più che mai centripeto.

I due quadri sono paralleli hanno la stessa struttura e contengono gli stessi elementi due persone lasciano la città santa, due persone parlano di lui, due persone lo cercano per tre giorni, due persone lo trovano al terzo giorno nello spiegare le Scritture.

C – Questa analisi sul ricentramento della vita di Gesù su Gerusalemme ci serve per mettere in evidenza come i due discepoli di Emmaus facciano il cammino inverso di Gesù: se ne vanno da Gerusalemme, fuggono cioè dalla croce, dalla morte, si allontanano in fretta dalla città santa. E’ terribile restare in Gerusalemme perché è il luogo del sacrificio, della immolazione. Questo cammino inverso da quello di Gesù avviene in una tristezza indicibile; tutto ormai è estremamente deludente. Se ne vanno verso l’oscurità, senza speranza. Essi sono sciocchi e tardi di cuore nel credere perché non ricordano le parole dette da Gesù. Luca sottolinea che bisogna ricordare, occorre serbare nel cuore. Se non si ricordano le Parole di Gesù mancando Lui ci si disperde ed ognuno se ne va per conto proprio. E’ attorno alla Parola ricordata che la comunità vive!

Sappiamo che Paolo, essendo in procinto di salire a Gerusalemme, dice ai cristiani di Efeso: "vi affido al Signore e alla parola che ha il potere di edificare" (At. 20.32).

La comunità è affidata alla Parola del Signore che ha il compito di edificarla e darle unità, e il ricordo delle parole del Signore Gesù ha il potere di ordinare l’agire di ciascuno dei suoi membri.

    1. Ecco perché è importante ricordare come i discepoli di Emmaus non ricordassero le parole del loro Signore. Non avevano dimenticato Gesù, anzi parlavano di lui, ma senza mettere come fondamento ai loro discorsi la sua parola. Gesù si affianca a loro dal volto triste ed oscuro e dice: "Che discorsi sono questi che vi scagliate contro?". Gesù provoca per chiedere ai due l’annuncio pasquale; il suo farsi incontro a loro è una vera e propria apparizione pasquale in cui egli chiede l’annuncio della risurrezione. Fa strada con loro, percorre in senso contrario quella strada che durante la sua vita terrena l’aveva condotto a Gerusalemme.

Ai due è offerta una grande occasione di annuncio ad un pellegrino, che poi sarebbe stata una confessione di fede nel Signore. Invece no. Per loro tutto ormai sembra irrimediabilmente finito. Non danno i due l’annuncio pasquale, ma fanno solo una cronaca dei fatti.

Ormai tutto è perduto e finito per i due discepoli. Tant’è vero che i loro fratelli che si erano recati al sepolcro lo trovarono come avevano detto le donne, "ma lui non l’hanno visto". Appaiono come i Giudei che vogliono vedere segni e miracoli (I Cor.1.22); nei confronti della risurrezione cercano riscontri visibili, dei segni.

Luca sottolinea come ci sia impossibilità di accedere alla fede nella Risurrezione se non attraverso l’ascolto della Parola di Dio.

Quando il ricco della parabola di Lazzaro supplica Abramo perché mandi Lazzaro per ammonire i suoi famigliari, Luca pone l’annotazione forte: "se non ascoltano Mosè e i profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi" (Lc 16, 29-31).

Insomma uno che risorge dai morti non è prova di nulla; prova e fondamento di tutto è la Scrittura, Mosè e i profeti.

Ecco la teologia del Capitolo 24 di Luca non il vedere segni, miracoli e prodigi, ma l’ascolto della Parola fa nascere la fede. Per Luca l’elemento fondante e discriminante della fede è l’ascolto e il ricordo della Parola.

2. LA PAROLA SI FA EUCARISTIA

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, Gesù fa finta di allontanarsi. I due discepoli avevano da Gesù imparato l’ospitalità e chiedono a Gesù di fermarsi, di essere loro ospite. Dicono "è notte", confessano di essere nella tenebra e lo invitano a rimanere con loro. Gesù accetta l’invito ed entra per restare con loro. Ma, entrato come pellegrino, subito si svela come il Signore "adagiandosi a tavola" (Lc. 24,30) e assumendo così la posizione eucaristica che assunse anche al momento della istituzione dell’Eucaristia. E’ lo stesso verbo utilizzato nel contesto della moltiplicazione dei pani: "fateli sdraiare..." (Lc 9,14).

Luca istituisce un preciso parallelismo tra il gesto compiuto con i discepoli di Emmaus e l’istituzione dell’Eucaristia. Ad Emmaus "prese il pane, pronunciò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro". Nell’ultima Cena "prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro".

Negli Atti, poi, Luca descrive la vita della primitiva comunità cristiana dicendo che i credenti erano perseveranti nell’ascoltare la Parola, nell’insegnamento degli Apostoli e nello spezzare il pane. Dunque la Parola e l’Eucaristia.

E i discepoli di Emmaus proprio di fronte al segno eucaristico dello spezzare il pane a cui li ha introdotti lo spiegazione delle Scritture da parte di Gesù, lo riconoscono.

Infatti qui Gesù rifà con il segno la memoria della sua morte-risurrezione. Egli aveva detto: "Fate questo in memoria di me", ed ora lo fa lui e con un segno in sostanza rispiega le Scritture. Veramente qui il Cristo risorto rifonda la comunità.

Qui, in questa Eucaristia, c’è il culmine della pagina finale del vangelo di Luca e c’è la pienezza della comprensione da parte dei discepoli: tutta la vita di Gesù spiegata dalla Scrittura è riassunta nella messa. Non manca più nulla! La prima cena pasquale è celebrata, ma non come il giovedì sera da un Gesù che andava alla passione, ma dal Gesù che ormai si trova nel seno del Padre.

E’ l’Eucaristia incessante: tant’è vero che al v. 30 il testo dice che Gesù spezzò il pane e lo dava loro, con un imperfetto che indica un’azione ancora incompiuta, che prosegue, che continua. Ed ecco perché Gesù sparisce alla loro vista: perché ormai ha dato tutto, è presente più che mai nel seno del padre, ma con la Parola e l’Eucaristia è tra noi, con noi, per noi. E la sua non è una presenza di spirito, ma reale, in carne e ossa: ai discepoli che credevano di vedere uno spirito Gesù ribatte che "uno spirito non ha carne e ossa come vedete che ho io" (Lc 24,39) e poi mostrò loro le mani e i piedi" (Lc. 24,40-, quindi "gli offrirono una porzione di pesce arrostito, egli lo prese e lo mangiò davanti a loro".

Ecco come Gesù è con noi fino alla consumazione dei secoli senza essere più tra di noi perché ormai presso il Padre.

I due fuggiaschi rientrano allora di corsa, in fretta a Gerusalemme, ritornano agli undici, alla comunità che ormai confessa: "Veramente il Signore è risorto ed è apparso a Simone.

Ora non c’e più dispersione del gregge, ma i due discepoli separati dalla comunità ritornano a Gerusalemme e la trovano riunita a proclamare l’annuncio pasquale.

E ormai stanno in città, restando nel tempio a lodare Dio in attesa dello Spirito Santo e in mezzo a loro sta come pastore Gesù: "Gesù in persona stette in mezzo a loro".

Questa dizione "stette in mezzo a loro" dice che la presenza del Cristo risorto è reale e vera anche dopo il distacco del Signore: basta che la chiesa legga la Scrittura, celebri l’Eucaristia e Gesù è in mezzo ad essa quale Signore.

Tutta la pagina di Luca appare come un passaggio progressivo dal regime dell'incredulità al regime della fede, passaggio che avviene grazie alla spiegazione della Scrittura. Spiegata la Scrittura, Gesù con il gesto eucaristico si fa conoscere, i due ritornano nella comunità che ritrova così la sua unità, e infine risuona, nel grido pasquale, la confessione di fede: "Signore"!

Luca dimostra che lo "sta-scritto" che già prevedeva la passione, morte e risurrezione del messia è completamente confermato e compiuto da Gesù nelle sue parole, nelle sue continue andate a Gerusalemme durante la sua vita, e diventa poi l’annuncio vissuto dai discepoli nella vita della chiesa, nella loro predicazione che da Gerusalemme si muove verso i confini del mondo.

 3. CONCLUSIONE

In conclusione sottolineo due cose portanti, basilari che emergono da questo racconto dei due discepoli di Emmaus:

A - secondo i racconti pasquali di tutti e quattro gli evangelisti non si dà fede nella risurrezione senza conformità alla Scrittura. E’ per questo che nel "Credo" non diciamo soltanto "morì e fu sepolto e il terzo giorno è risuscitato" ma aggiungiamo "secondo le Scritture".

B - il secondo elemento rilevante che scaturisce da Luca 24 è che la comunione con Cristo non si attua solo a livello della Scrittura, ma deve avvenire nella comunione reale eucaristica di un pasto.

Gesù deve mangiare con i due discepoli a Emmaus e poi ancora nel cenacolo. E altrettanto avviene nel Vangelo di Giovanni che si chiude anch’esso con un pasto di pane e pesce di Gesù con i suoi discepoli.

E negli Atti degli Apostoli Pietro, nel suo discorso presso Cornelio dice: "Dio ha risuscitato Gesù il terzo giorno e volle che apparisse non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti" (At.10, 40-41).

L’esperienza piena di Cristo si fa attraverso l’Eucaristia: è questo il massimo consentito a noi. Il Cristo lo si incontra certamente nel povero, nell’ospite, nel pellegrino, ma il vertice massimo dell’incontro personale con il Cristo lo si ha quando mangiamo con lui, lo si ha nell’oggettività del Sacramento: Parola e Pane.

Tutto il messaggio consegnato lo troviamo ricapitolato in questa splendida orazione del Messale Romano consegnataci dalla Liturgia per celebrare il giorno del Signore :"

"O Dio, creatore e rinnovatore di tutte le cose,
apri le porte della tua misericordia,
e fa che celebriamo santamente il giorno del Risorto,
giorno dell’ascolto e dell’agape eucaristica,
giorno della fraternità e del riposo,
perché tutte le creature cantino con noi
a cieli nuovi e terre nuove".

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