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Proclamare la Parola
Il ministero del Lettore
In pratica
(adattamento da "Ministeri e servizi nella Chiesa di oggi", testo di cui non conosco autore ed editore)
Compito dei lettori (istituiti e non) e'
"proclamare" la Parola: non e' solo questione di
"leggere", anche bene e distintamente; si tratta anche
di dare testimonianza dei fatti e delle parole annunciati, di
impegnarsi per quanto viene affermato, di favorire l'ascolto e
l'obbedienza di fede alla Parola proclamata da parte di coloro
che ne ascoltano la lettura.
Sorge allora il problema del "come" compiere questo
servizio, perche' raggiunga la sua vera e piena finalita'.
Ecco alcune indicazioni concrete.
Bisogna dare "voce" alla
parola scritta.
Qualcuno si alza di mezzo all'assemblea, viene a
collocarsi davanti al libro, da' la sua voce alla parola scritta,
si mette a servizio di essa e dell'assemblea. La qualita' della
lettura, il modo con cui si e' preparato, il suo atteggiamento,
ecc., tutto acquista la sua importanza. Non si dovrebbe mai
chiedere a nessuno all'improvviso di compiere questo servizio.
Bisogna dare "soffio"
alla Parola che si proclama.
Occorre impegnarvisi. Non e' una parola neutra per noi.
Non la leggiamo per abitudine o perche' bisogna farlo. La
leggiamo non come parola nostra ma come Parola di Dio: la
leggiamo, quindi, quali mediatori di un dialogo di salvezza. E
noi non siamo degli attori di teatro ma dei servitori di questa
Parola, di fronte alla quale abbiamo il dovere del rispetto e
dell'adesione nella fede.
Bisogna dare "corpo" a
questa Parola.
La Parola di Dio non puo' adeguatamente esprimersi con
delle parole. Quando Dio ha voluto parlare agli uomini ha mandato
suo Figlio. La Parola e' proclamata perche' poi prenda corpo,
s'incarni nella nostra vita. Altrimenti resta una prola del
passato, al massimo un poema e non una parola per oggi.
Questo esige anche che chi e' ministro della Parola
nell'assemblea liturgica lo sia anche fuori di questo contesto:
diventi cioe' animatore di gruppi di ascolto della Parola di Dio,
catechista, ecc.
Alcune conseguenze pratiche.
- Tutto cio' che polarizza l'attenzione, che facilita
l'audizione e' importante: la stessa processione al Vangelo e' un
elemento che fa convergere l'attenzione e l'interesse a cio' che
si compie.
- Occorre aspettare che si sia stabilito il silenzio per iniziare
a leggere...; bisogna collocarsi bene davanti al microfono,
badare alla posizione del corpo...
- Curare una buona illuminazione per non costringere il lettore a
fare sforzi... e soprattutto una collocazione dell'ambone
(stabile) che sia un punto di facile convergenza, con una sua
propria "personalita'", ecc.
Altri suggerimenti tecnici.
La proclamazione e' un'opera di mediazione. Per
esprimere la vita di un testo bisogna fare attenzione a tre
componenti:
- La voce: ciascuno ha una sua tonalita'. Attorno ad essa la voce
puo' variare dal grave all'acuto, per esprimere la gamma dei
sentimenti umani. Per questo sara' opportuno esercitarsi nella
proclamazione di testi diversi: seri, piu' leggeri, profondi,
ecc. per educarsi a trovare la voce che conviene a ciascun testo
liturgico.
- La proiezione: s'intende con questa parola la distanza a cui il
lettore manda la sua parola. Esercitarsi a proiettare io testo a
10, 20, 30 m., in modo da regolare la proiezione a seconda del
locale, dell'assemblea, del testo. L'uso del microfono non deve
attenuare le sfumature della lettura.
- Il ritmo: e' la vita del testo, eppure e' l'elemento piu'
dimenticato. E' in forza del ritmo che il testo acquista una
certa struttura. Un grande principio: "se vuoi che ti si
ascolti, taci". E' il silenzio che mette in risalto un
testo, una frase, un'idea. Per mettere in risalto una parola non
si deve fermarcisi sopra, ma segnare il tempo con una leggera
pausa; si utilizza la pausa per fare una leggera inspirazione.
Respirare sempre prima del verbo che esprime l'azione principale.
- L'articolazione (o dizione): e' una tecnica muscolare, anzi
come una ginnastica. Ci si contentera' qui di alcune indicazioni;
ad esempio, le consonanti siano veramente l'armatura di un testo:
occorre appoggiarsi ad esse come a dei pilastri... Le consonanti
doppie devono essere effettivamente doppiate. Le vocali invece
danno colore e ritmo vivo al testo... La respirazione deve
tenerne conto.
Preparare la lettura
Leggere bene un testo significa tradurre per gli altri i
sentimenti e il pensiero dell'autore e, quindi, suscitare una
reazione in coloro che ascoltano.
Per questo:
- Leggere attentamente il testo in modo da percepire il
significato profondo e, quindi, il messaggio da trasmettere.
- Cercare di cogliere la struttura, l'articolazione delle diverse
parti del testo. Nel lezionario vari accorgimenti tipografici
mettono in risalto la diversita' delle parti...
- Individuare i passaggi-chiave e le parole-chiave del testo:
bisognera' metterli in risalto nella proclamazione.
- Determinare, infine, il genere del testo per scegliere la voce,
la proiezione, il ritmo adatti: e' un genere lirico, meditativo,
narrativo, dottrinale?
Per questo, leggere ad alta voce il testo una o piu' volte per
"metterselo in bocca"... L'uso di un registratore puo'
essere utile per ascoltarsi.
Proclamare la lettura
E' preferibile che il libro sia gia' all'ambone, aperto.
Attendere che sia fatto silenzio prima di iniziare la lettura,
pero' senza aspettare troppo. Il solo alzarsi e andare all'ambone
puo' essere significativo: puo' creare il clima dell'ascolto.
- Atteggiamento: le gambe non siano divaricate, il torace ben
eretto e dilatato, il volto non ripiegato sul libro, le mani
siano sull'ambone (e non incrociate o penzoloni). Prima di
iniziare guardare l'assemblea: e' ad essa infatti che si parla...
Durante la lettura evitare di guardare l'assemblea ad ogni pausa:
puo' creare imbarazzo (oltre ad essere artificioso). Respirare in
modo adeguato (specialmente prima di iniziare la frase).
- Tono da usare: "Ci si deve rendere conto che non e' facile
leggere la Bibbia agli altri. Piu' l'atteggiamento di fronte al
testo sara' umile, obiettivo, tanto piu' la lettura sara'
adeguata... Una regola da osservare per leggere bene il testo
biblico e' quella di non identificarsi mai con l'"io"
che parla. Non sono io che consolo, che esorto, ma Dio. Cio' non
vuol dire adottare un tono monotono e indifferente, al contrario;
io mi faro' sentire interiormente interpellato. Si tratta di non
sostituirsi a Dio, ma di servirlo" (Bonhoeffer).
Alcuni scogli da evitare:
- un tono cantilenante
- un tono monocorde e incolore
- la caduta della voce alla fine della frase
- la fretta.
Alla fine: non abbassare la testa; dopo una breve pausa,
ritornare al posto con andatura sostenuta e calma.
schema di un foglietto da consegnare ai lettori di fatto (piu' o meno improvvisati)
Proclamare la Parola
primi appunti per i lettori
Proclamare la Parola di Dio nella
Messa e' una azione sacra; e' parte integrante e necessaria della
Messa.
Chi la compie esercita un vero "ministero" (che vuol
dire "servizio"), e uno dei piu' preziosi e
significativi.
Attraverso la tua voce la Parola di Dio passa dalla pagina
scritta alla realta' vivente della Chiesa riunita. E' il Signore,
il Dio della vita che parla.
Lo Spirito Santo fa si' che quelle parole raggiungano ciascuno in
modo vivo e personale.
Tu sei un ministro, cioe' un "servitore" di questa
Parola. E' bene che tu l'abbia letta in precedenza, che tu la
conosca; se possibile che tu l'abbia meditata e approfondita. Ma
tu devi lasciare spazio a Lei.
Quindi la lettura, per quanto possibile, non trasmetta una
"interpretazione" tua, ma trasmetta la Parola cosi'
com'e', perche' essa contiene gia' in se stessa infinite
risonanze.
Perche' la Parola possa giungere a tutti nel modo migliore e'
utile:
1) iniziare a leggere quando tutti sono seduti
2) leggere lentamente e chiaramente
3) aspettare un attimo, alla fine del brano, prima di dichiarare
"Parola di Dio" (a proposito: aggiungere il verbo
" e' ", oltre che non essere previsto, non serve e
porta fuori strada).
Grazie per la tua attenzione e per il tuo servizio.