Ho letto l’interessante disputa, resa pubblica da Magister, sulla pubblicazione di tavole di artisti contemporanei nel nuovo Lezionario CEI.
All’opinione largamente favorevole del professor Timothy Verdon, di Princeton, viene opposta la visione fortemente critica del professor Pietro De Marco.
E’ la lettera di Monsignor Giuseppe Betori, inviata allo stesso Magister, a proporre argomenti a mio avviso molto sensati, per tentare di superare alla stregua di un malinteso quello che poteva sembrare una contrapposizione piuttosto forte.
In effetti, pare anche a me che le obiezioni di Di Marco possano avere un senso preciso solo in relazione all’arte contemporanea, e soprattutto a quella non figurativa, allorquando essa venga proposta alla venerazione dei fedeli, o come potenziale ausilio alle loro pratiche di devozione.
Nel caso di cui si tratta, invece, tali opere sono poste semplicemente a corredo del Lezionario, e quindi a sussidio di comprensione e meditazione. A questo scopo l’arte non figurativa appare anche a me non solo accettabile, ma addirittura, forse, più adeguata di quella iconica.
In ogni caso, i problemi posti dal nuovo Lezionario CEI sono ben altri, relativi al testo, le cui innovazioni linguistiche immagino che lasceranno strascichi superabili solo con fatica.
Può darsi che a riesca a farvi cenno anche qui. Intanto segnalo un paio di godibilissimi post dell’amico “Duca De Gandìa”.